Pulsossimetro: com’è fatto e qual è il suo effettivo uso?

Pulsossimetro: com’è fatto e qual è il suo effettivo uso?

Il pulsossimetro o anche detto saturimetro è un apparecchio non invasivo provvisto di una sonda e di due diodi, grazie ai quali è possibile apprendere la concentrazione dell’ossigeno nel sangue, cioè la percentuale di O2 legata all’emoglobina, rispetto alla quantità di emoglobina totale presente nel sangue. Vediamo com’è fatto e qual è il suo reale uso!

 

Quando e perché si usa il pulsossimetro

L’esecuzione dell’esame obiettivo ed il rilevamento dei parametri vitali rappresentano una fase importantissima dell’accertamento infermieristico, ai fini di ottenere dati che possano essere utili per enunciare la giusta diagnosi infermieristica e per poter prescrivere interventi ed obiettivi che puntino al miglioramento dello stato di salute dei pazienti.

In questa fase è fondamentale conoscere e saper utilizzare alcuni strumenti che sono in grado di aiutare gli infermieri ad effettuare un esame in maniera corretta e tra questi strumenti rientra senz’altro il pulsossimetro.

Il pulsiossimetro è uno strumento molto simile ad una pinza che, applicato solitamente all’ultima falange di un dito del paziente oppure al lobo dell’orecchio, permette di conoscere la saturazione dell’ossigeno nel sangue.

Questa rappresenta la percentuale di emoglobina satura di ossigeno, cioè la quantità di O2 legata all’emoglobina, rispetto alla quantità di emoglobina totale presente nel sangue. Questo permette di capire se il paziente sia in uno stato di ipossia o meno, dando un parametro importante in maniera non invasiva.

Com’è fatto un pulsossimetro

Il pulsossimetro è un apparecchio composta da una sonda e da due diodi, cioè da due sensori che emettono raggi luminosi di lunghezze d’onda diverse fra loro, che comunicano con una fotocellula in grado, invece, di ricevere la luce emessa.

Le radiazioni luminose che prendono il via dai due diodi foto-emettenti hanno una lunghezza d’onda che va dal rosso all’infrarosso. Il pulsossimetro misura i livelli di emoglobina satura.
La saturazione di ossigeno nel sangue è un indice ematico che permette di stabilire il grado di funzionalità respiratoria del paziente.

Valori normali indicano una funzione respiratoria nella norma ed in linea con i bisogni di tutto l’organismo; una saturazione di ossigeno nel sangue inferiore al normale è, invece, segno di una funzione respiratoria insufficiente che di conseguenza non risponde ai bisogni dell’organismo.

Fisiologicamente, la saturazione è compresa tra il 95 e il 100%.

Valori compresi tra il 90 e il 95% indicano una condizione di parziale assenza dell’ossigeno, mentre valori al di sotto del 90% risultano essere patologici.

Alcuni pulsossimetri, inoltre, permettono di visualizzare anche la curva pletismografica, cioè l’onda sfigmica che permette il controllo dell’andamento della pulsazione. L’inizio dell’onda corrisponde al momento in cui il sangue fuoriesce dal ventricolo sinistro in fase sistolica del cuore per immettersi nell’aorta e raggiungere la periferia.